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Terapia per la cistite: ricostruire la barriera protettiva della vescica

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Il Prof. Massimo Lazzeri, Specialista Urologo (Unità Operativa di Urologia – Istituto Clinico Humanitas di Milano e Responsabile di Urologia Ambulatoriale presso l’Istituto Ricerche Cliniche Manfredo Fanfani di Firenze), sottolinea in questa intervista che oggi le strategie più efficaci contro le infezioni urinarie cercano di evitare il continuo uso di antibiotici, ricorrendo piuttosto a prodotti in grado di prevenire l’infezione batterica attraverso la ricostruzione della barriera di protezione vescicale.
In questo ambito la rivoluzione terapeutica arriva dall’azione combinata delle nuove formulazioni orali in capsule molli a base di acido ialuronico e condroitin solfato, con l’aggiunta di due antiinfiammatori naturali.
Piccola curiosità: l’intervista si è svolta all’interno dello studio – presso l’Istituto Manfredo Fanfani di Firenze – in cui Mario Monicelli nel 1975 girò alcune delle scene del suo celebre film “Amici miei”.

Come funzionano i nuovi trattamenti ricostruttivi?

“Il funzionamento e l’efficacia delle nuove terapie nasce da un’intuizione dei ricercatori: aver capito cioè che il rivestimento protettivo della vescica è formato da mattonelle costituite principalmente da strutture particolari quali acido ialuronico e condroitin solfato, insieme ad altre sostanze zuccherine. Questa informazione è stata fondamentale per la ricerca e lo sviluppo di nuove terapie volte alla ricostruzione di questo rivestimento e all’eliminazione dello stato infiammatorio ancora presente a causa del danno pregresso”.

Parliamo allora nello specifico di questi prodotti

“La farmacologia ci offre prodotti con la possibilità da un lato di riparare il danno vescicale – portando in quella zona acido ialuronico e condroitin solfato – e da un altro di combinare sostanze con spiccate caratteristiche antiinfiammatorie.

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Dettaglio dell’infografica sui nuovi trattamenti per la protezione dell’urotelio. Visualizza tutto cliccando sull’immagine.

Fino ad ora però questi prodotti venivano impiegati in maniera topica, cioè inserendoli direttamente in vescica tramite catetere. Si tratta di una terapia molto interessante ed efficace, ma che necessita di ‘accettazione psicologica’ da parte della paziente, perché minimamente invasiva.
Il salto di qualità è invece rappresentato dall’avere a disposizione formulazioni orali in grado di raggiungere lo stesso risultato: la farmacologia ha infatti realizzato composti di acido ialuronico e condrotin solfato – riuniti in una sola capsula molle – che, attraverso il meccanismo di assorbimento intestinale e di eliminazione renale, riescono a giungere in vescica in concentrazioni adeguate”.

Si diceva però che, oltre a ricostruire, è anche necessario trattare l’infiammazione che si è generata

“Spesso la paziente con l’assunzione dell’antibiotico supera l’episodio acuto, ma le resta un senso di peso e di fastidio che va a incidere sulla qualità della vita, anche di coppia.
Questo è causato dalla permanenza di un quadro infiammatorio. I ricercatori hanno così pensato di utilizzare nello stesso prodotto – capsule molli – una combinazione con altre due sostanze naturali, ovvero la curcumina e la quercetina. I principi contenuti nelle capsule, una volta giunti nel nostro organismo, vengono attivati svolgendo la loro efficacia a livello vescicale.
Ecco dunque la grande novità: abbiamo oggi la possibilità di combinare la riparazione del danno a un trattamento dello stato infiammatorio attraverso un meccanismo tipico dei profarmaci. Il profarmaco è semplicemente una molecola che diventa attiva soltanto dopo l’azione degli enzimi svolta dal nostro organismo.
Un meccanismo così complesso ma allo stesso tempo così semplice, che copre sia il momento causale sia quello eziologico della cistite, rappresenta senza dubbio uno dei momenti di svolta nel trattamento di questo grande fastidio”.

Approfondiamo il meccanismo d’azione e i tempi di assunzione delle nuove formulazioni orali

Le innovative capsule molli, chiamate softgels, garantiscono il non assorbimento a livello gastrico, bensì solo nel tratto intestinale dove si trovano quegli enzimi che modificano le molecole del profarmaco, attivandole e trasformandole in principi attivi che vengono poi veicolati in vescica.
Per le pazienti che escono da una cistite batterica acuta, il periodo di tempo in cui assumere le capsule molli sarà relativamente breve. Solitamente, se non c’è eccessiva intensità dei sintomi residui, è sufficiente una capsula al giorno per due settimane per ricostruire lo strato protettivo della parete vescicale e ridurre l’infiammazione. Di fronte a un quadro più impegnativo, ad esempio con presenza di sangue nelle urine, l’entità della ricostruzione della barriera deve essere ovviamente superiore, quindi in questi casi è consigliabile una terapia ‘d’attacco’, anche con 2 capsule al giorno per la prima settimana e magari un prolungamento della cura. La situazione va comunque sempre monitorata dal medico per eventuali variazioni terapeutiche”.

Instillazioni vescicali e softgels sono trattamenti alternativi?

“In presenza di cistiti batteriche ricorrenti che non si riescono a debellare con gli antibiotici, oppure per quelle donne che arrivano da percorsi di dolore cronico, come nel caso di cistite interstiziale, e per le quali le instillazioni danno ottimi risultati, l’impiego delle softgel rappresenta una complementarietà ideale. Le instillazioni prevedono solitamente protocolli di un trattamento settimanale – in alcuni casi due – per 4 6 settimane. Nell’intervallo tra un’instillazione e l’altra, oppure in uscita di trattamento quando si cerca di ridurre il numero di instillazioni, l’impiego di capsule molli dello stesso prodotto ha un ruolo di supporto molto importante”.

Per finire un accenno alla cistite interstiziale. Quali sono le prospettive di guarigione per chi ne soffre?

La cistite interstiziale è una condizione molto fastidiosa, caratterizzata dal fatto che la paziente percepisce dolore al riempimento vescicale. Passa temporaneamente con la minzione ma riparte subito dopo.
Su questo aspetto bisogna usare la massima sincerità con le pazienti, dicendo loro che si tratta di una situazione cronica caratterizzata dall’evoluzione di una condizione clinica che noi Urologi chiamiamo dolore cronico pelvi-perineale.
L’unica reale possibilità di cura è rappresentata dall’approccio multimodale. Sulla patologia devono cioè lavorare insieme diversi Specialisti: l’Urologo e l’Uroginecologo, ma anche il fisioterapista, perché molto spesso le pazienti hanno contrazioni spastiche del piano perineale a causa del dolore. In alcuni casi è necessario persino il coinvolgimento dello psicologo, perché è importante un approccio riflessivo alla situazione; addirittura può essere utile il coinvolgimento in gruppi di confronto con altri pazienti, infatti acquisire consapevolezza del proprio problema rappresenta già un passo avanti nella terapia. Solo attraverso una collaborazione tra diverse figure professionali si possono offrire grandi opportunità a queste pazienti”.

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