Home Vescica e reni Quando è necessario l’intervento chirurgico?

    Quando è necessario l’intervento chirurgico?

    Quando il calcolo si ferma a livello della via urinaria, bisogna intervenire per rimuoverlo. Il Dott. Alberto Saita, Urologo presso l’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Clinico Humanitas, spiega quali opzioni ci sono oggi a disposizione.

    Se invece il calcolo si ferma a livello della via urinaria, o la sintomatologia è intollerabile da parte del paziente, o ancora alla TAC, specialmente quella con mezzo di contrasto, è evidente un’alterazione della funzionalità, in questi casi è mandatorio intervenire con un intervento di rimozione del calcolo.
    Anche qui gli interventi possono essere fatti per via extracorporea, una metodica che era molto di moda negli anni ’80 e ’90, dove si faceva la frantumazione nella meglio conosciuta vasca, per cui queste onde, che non erano nient’altro che ultrasuoni, andavano a colpire il calcolo attraversando il parenchima renale, quindi un trattamento apparentemente mini-invasivo, perché l’onda d’urto per raggiungere il calcolo deve passare attraverso il rene, quindi senza escludere che ci possano essere complicanze quali ematomi a livello della parte di parenchima renale attraversato. Tuttavia la litotrissia extracorporea è una macchina che serve soltanto a rompere il calcolo, però poi è l’organismo che deve eliminare i frammenti. In questa eliminazione dei frammenti è verosimile che nella maggior parte dei casi ci siano poi delle coliche per l’eliminazione dei detriti.
    Trattamento terapeutico sicuramente efficace che ha delle indicazioni ben precise, principalmente legate alle dimensioni del calcolo che devono essere contenute – 1 cm, massimo 1 cm e mezzo, secondo le linee guida della Società Europea di Urologia – e anche la durezza deve essere minima; parliamo di calcoli fragili che secondo gli esperti devono avere una caratteristica di Hounsfield Unit che viene calcolata alla TAC, al massimo di 800-900, per avere una risposta ottimale.
    Qualora invece si decida di fare un trattamento non con litotrissia extracorporea, quindi per forme più impegnative di calcolosi, quindi più dure o di dimensioni maggiori al centimetro – centimetro e mezzo, ci sono delle tecniche alternative che tendono chiaramente a essere invasive, quindi devono essere fatte in anestesia loco regionale o generale. Una prima metodica meno invasiva è la ureterorenoscopia. Come dice il termine questa tecnica si avvale del passaggio di strumenti a livello delle vie naturali, quindi delle cavità urinarie, per cui si entra attraverso l’uretra, si passa attraverso la vescica, se il calcolo in vescica viene poi frantumato con il laser, strumento ormai diffuso in tutte le unità di urologia, i frammenti vengono poi tirati fuori. Se il calcolo invece è presente nell’uretere, allora si passerà attraverso la vescica, si entrerà dentro all’uretere con questi strumenti dotati di una videocamera e di un canale operativo attraverso il quale sempre passerà il laser che determinerà la frantumazione del calcolo e la rimozione dei frammenti.
    Lo stesso trattamento ancora può salire a livello delle cavità renali, sempre però per calcoli di dimensioni contenute, fino ad una frantumazione dei calcoli presenti nel bacinetto renale o nei calici renali, determinando anche in questo caso la frantumazione e la rimozione per via retrograda, cioè attraverso le vie naturali. Nel caso però di calcoli di grosse dimensioni, dove non è possibile rimuovere i frammenti attraverso l’uretere, che è come un piccolo tubicino dalle dimensioni più o meno di uno spaghetto.
    Per evitare il traumatismo di rimozione dei frammenti, allora si faranno degli accessi definiti percutanei, cioè si pratica un foro a livello della regione lombare posteriore che mette in comunicazione la cute, quindi la parte esterna della parete addominale, con la cavità renale.
    Attraverso questo orifizio che ha le dimensioni di circa 1 cm – 1 cm e mezzo, si determina la frantumazione del calcolo e la rimozione dei frammenti direttamente dal rene all’esterno del nostro organismo, senza creare traumatismi lungo il decorso dell’uretere, cosa che – torno a dire – è possibile fare per calcoli di più piccole dimensioni.