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Fertilità maschile a rischio con i farmaci per il bruciore di stomaco?

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Uno studio recentemente condotto in Olanda, presso l’Università di Rotterdam, su giovani uomini tra i 20 e i 30 anni di età, avrebbe evidenziato un aumento del rischio della fertilità maschile dovuto all’assunzione di farmaci contro il bruciore di stomaco, i cosiddetti inibitori di pompa protonica. Il liquido seminale dei soggetti che hanno assunto questi farmaci per almeno 6 mesi risulterebbe alterato, con spermatozoi dalla ridotta mobilità, quindi con maggiori difficoltà nel raggiungere l’ovocita e fecondarlo. Sulla fondatezza di questa allarmante notizia abbiamo chiesto un commento al Prof. Andrea Garolla, Andrologo Specialista in Farmacologia Clinica dell’A.O. – Università di Padova.

 

“Premetto subito che questa notizia è da prendere con le pinze.

Prima di tutto va detto che si tratta di risultati ottenuti da un solo studio; già in passato sono stati realizzati diversi altri studi sui presunti effetti dannosi di questi farmaci su altri apparati – ad esempio si era parlato del rischio di alterazioni renali – ma nonostante la notizia sia stata riportata anche da alcuni organi d’informazione, nella recente letteratura scientifica non si trova più nulla a riguardo. Quando uno studio rimane “unico”, e non è suffragato da elementi causativi certi ma soltanto da ipotesi, come in questo caso, bisogna stare attenti.

Fatta questa premessa elenchiamo nel dettaglio le 5 criticità di questo lavoro:

  • Gli autori non distinguono tra i soggetti che hanno assunto il farmaco e quelli che non lo hanno assunto, ma partono da una suddivisione tra chi ha il liquido seminale alterato e chi ce l’ha normale. Un approccio che confonde la lettura dell’articolo. Da Specialista, posso affermare che la maggior parte dei soggetti che presenta alterazioni del liquido seminale solitamente non ha un numero così basso di spermatozoi come quello riportato in questo studio, e l’esperienza clinica ci dice che è molto difficile che l’assunzione dei farmaci in oggetto possa causare un’alterazione della spermatogenesi così significativa.
  • Un altro punto che andrebbe chiarito è che, a parte quella del liquido seminale, non viene effettuata alcuna ulteriore valutazione andrologica che consenta di escludere altre problematiche, quali cause genetiche, infezioni, criptorchidismo, varicocele La causa dell’alterazione potrebbe non essere l’effetto del farmaco direttamente sui testicoli, bensì di altre situazioni; oppure la stessa gastropatia dei soggetti presi in esame potrebbe essere responsabile del danno testicolare.
  • Non è stato inserito nello studio alcun riferimento ai parametri seminali medi di chi assume gli inibitori e di chi non li assume, limitandosi a evidenziare l’incidenza dei soggetti che assumono i farmaci all’interno dei casi con liquido seminale alterato. In questo modo l’associazione non è affatto chiara, e non è possibile dimostrare l’esistenza in generale di un fattore di rischio, ma soltanto di un rischio relativo.
  • Non sono stati poi presi in considerazione altri fattori di rischio: ad esempio il numero di fumatori nei casi e nei controlli, e sappiamo bene quanto incida il fumo sulla mobilità degli spermatozoi. Lo stesso vale per le dosi di farmaco assunte, ovvero non è stato valutato un eventuale effetto dose-dipendente sulla qualità del liquido seminale.
  • Infine, la mancanza più significativa è che i ricercatori hanno basato le loro valutazioni su un solo esame del liquido seminale, mentre sappiamo bene che i valori di quest’ultimo sono molto variabili in relazione a diversi fattori, quali temperatura, abbigliamento, stato di salute generale; proprio per questo gli studi scientifici si basano di solito su almeno 2 esami seminali eseguiti a 3 mesi di distanza l’uno dall’altro.

In conclusione, sollevate tutte le criticità di cui sopra, va comunque detto che la spermatogenesi, cioè il processo che dura 3 mesi e porta alla formazione degli spermatozoi a partire da cellule germinali staminali, è estremamente delicato, e se è vero come questi autori suggeriscono, che i gastroprotettori inibiscono l’assunzione di alcuni micronutrienti e altre sostanze importanti per la spermatogenesi stessa, come ad esempio il selenio (continua a leggere sul selenio su Tiroide.com), lo zinco e la carnitina, la questione andrebbe approfondita con studi che abbiano un disegno sperimentale corretto. Tuttavia, ad oggi, meglio usare cautela perché non abbiamo elementi sufficienti per associare chiaramente l’impiego degli inibitori di pompa protonica all’infertilità, e servirebbero altri studi eseguiti con modalità più stringenti”.

 

Ultimo aggiornamento 22/11/2016