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Osteoporosi: un problema “anche” maschile

Recenti studi hanno dimostrato che l’osteoporosi non è una patologia solo al femminile, ma ha un’elevata incidenza anche nella popolazione maschile. Il Prof. Andrea Garolla, Specialista in Endocrinologia e Andrologia presso l’Azienda Ospedale Università di Padova ed Esperto di Uomoinsalute.it, ci spiega come dall’osservazione dell’epidemiologia è emersa una stretta correlazione tra osteoporosi e infertilità.

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L’osteoporosi può essere un problema anche per gli uomini? Ci spiega quanto è diffusa nella popolazione maschile?

Nonostante l’osteoporosi venga considerato un problema esclusivamente femminile, in particolare nella donna dopo la menopausa, il numero di uomini affetti da tale patologia, in realtà, non è trascurabile. In Italia si stima che almeno un milione di uomini sia affetto da osteoporosi.

E’ inoltre importante sottolineare che il 20% di tutte le fratture di femore che si verificano in Italia avvengono in soggetti di sesso maschile e che tali fratture sono considerate strettamente legate all’incidenza di osteoporosi e osteopenia, fase meno grave dell’osteoporosi. Infine, è noto che nel maschio anziano le fratture che si verificano a causa della fragilità ossea sono associate, molto più frequentemente che nella donna, a morte del paziente.

Considerando tutti i soggetti osteoporotici tra i 50 e 70 anni vediamo che il rapporto uomo/donna è di 1:6, con una netta prevalenza per le donne. Se però si considera l’intera popolazione e si valutano solo le cause idiopatiche di osteoporosi, ossia tutte quelle forme in cui non sappiamo perché è insorta la patologia (escludendo le donne in menopausa) il rapporto diventa di 1:1. Pertanto si evince che, ad eccezione delle donne in menopausa, l’osteoporosi colpisce allo steso modo maschi e femmine.

Perché è un problema anche maschile, quali meccanismi fisiologici entrano in gioco nella salute ossea degli uomini?

Noi andrologi per molti anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione esclusivamente sull’ipogonadismo, ed è ben nota la relazione tra bassi livelli di testosterone e cattiva qualità dello scheletro. Tuttavia, recentemente sono emersi nuovi fattori di rischio in grado di  spiegare l’osteoporosi maschile.

Infatti, ci siamo accorti che i soggetti mono-orchiectomizzati (quelli a cui veniva asportato un testicolo a causa di una massa tumorale), presentavano livelli bassi di vitamina D, una sostanza fondamentale per il metabolismo dell’osso in quanto regola l’assorbimento del calcio da parte dell’intestino.

Il calcio è essenziale non solo per l’osso ma anche per la salute dell’individuo, perché regola il 90% dei meccanismi cellulari del nostro corpo. I soggetti con bassi livelli di vitamina D non riescono ad assorbire il calcio con la dieta e pertanto lo sottraggono alle ossa tramite la liberazione di paratormone. Questo meccanismo porta all’indebolimento dello scheletro, le ossa perdono le caratteristiche strutturali che  conferiscono loro forza ed elasticità con progressione verso l’osteopenia e l’osteoporosi. Ecco perché si suggerisce ai bambini e ai soggetti con bassi livelli di vitamina D di stare al sole, di assumerla con la dieta o di integrarla con farmaci.

Su cosa si basa la diagnosi clinica?

E’ importante una diagnosi precisa che tenga in considerazione tutti gli aspetti, e alla luce delle recenti evidenze, noi andrologi in soggetti con un’alterata funzione testicolare, valutiamo sempre anche la salute dell’osso.

Nella diagnosi di osteoporosi è fondamentale:

  • controllare i livelli di vitamina D;
  • valutare i metaboliti dell’osso, sostanze che ritroviamo in modo aumentato nel sangue e nelle urine in caso di sofferenza dell’osso. La fosfatasi alcalina ossea ne è un esempio: valori elevati indicano un aumento del turnover osseo in senso di un impoverimento osseo. In tali casi sospetti, la densitometria ossea è un esame che può essere d’aiuto per la diagnosi, in quanto ci permette di fare una fotografia molto precisa dello stato osseo di quel soggetto;
  • controllare le concentrazioni degli ioni nel sangue: prevalentemente calcemia e fosforemia perché quando si riducono sono un campanello d’allarme per l’osso;
  • valutare la presenza di ioni nelle urine: calciuria e fosfaturia, sono da valutare in quanto ci dicono se l’osso sta perdendo ioni necessari per la sintesi.
  • inoltre vanno valutati il testosterone, e altri ormoni come ad esempio gli ormoni tiroidei fondamentali perché la tiroide gioca un ruolo chiave per la salute dell’osso, e ormoni steroidei, in quanto una loro eccessiva produzione come nell’ipercorticismo (iperfunzione della ghiandola surrenalica) porta a un impoverimento della struttura dell’osso in senso riassorbitivo. Un po’ come succede quando facciamo una terapia con cortisonici che a lungo termine sono sconsigliati perché possono causare fenomeni di osteoporosi. Vanno dosati anche i livelli di paratormone, le paratiroidi giocano un ruolo fondamentale per l’osso perché regolano attraverso il paratormone l’assorbimento del calcio un po’ come fa la vitamina D.

Oggi sempre più frequentemente noi andrologi in soggetti testicolopatici guardiamo all’osso mentre gli esperti del metabolismo osseo nei soggetti osteopenici e osteoporotici guardano al testicolo.

Questo apre degli scenari straordinari perché ci dice di quanto il testicolo funzioni sull’osso ma anche di come ci sia un feedback, chiamiamolo un “dialogo inverso”, per cui anche l’osso è in grado di stimolare il testicolo. E se consideriamo che anche in altri distretti ci sono organi che dialogano tra loro, ad esempio il testicolo con l’ipofisi o con l’ipotalamo o con ghiandole a livello centrale con cui c’è un dialogo fine di funzione, si profilano nuove prospettive, non completamente chiarite, ma che fanno intuire delle possibilità diagnostiche e terapeutiche completamente nuove che ci aiuteranno in futuro sia per la comprensione che per la terapia più adeguata delle problematiche cliniche di questi soggetti.