Home Naso e vie aeree Chirurgia del naso Citologia nasale: quando la scienza diventa arte

Citologia nasale: quando la scienza diventa arte

Al 50° Master di Citologia Nasale, organizzato a Bari dall’Aicna (Accademia Italiana Citologia Nasale), i più importanti Specialisti di patologie nasali si sono confrontati sulle nuove opportunità terapeutiche nell’ambito delle riniti croniche: il Prof. Matteo Gelardi, Specialista in Otorinolaringoiatria, Fondatore e Presidente dell’Accademia Italiana di Citologia Nasale, spiega che nuovi studi confermano l’efficacia dell’acido ialuronico nel portare un miglioramento dei sintomi. 

Piccola curiosità: nell’ambito del convegno, un interessante evento a cavallo tra scienza e cultura, ha presentato la citologia nasale sotto una nuova luce “artistica”.

NARES, ricapitoliamo in breve di cosa si tratta

“Le NARES e le altre forme di riniti croniche non allergiche che interessano circa il 10% della popolazione, si manifestano con sintomi in tutto simili alle riniti stagionali; l’unica differenza è che i disturbi non sono provocati da un allergene ma da cellule.

Queste cellule che normalmente si trovano nel sangue, quando compaiono nella mucosa nasale diventano fonte di problemi perché contengono sostanze dannose per le cellule epiteliali e causano i tipici disturbi di queste riniti: starnuti e rinorrea al mattino e a ogni piccola variazione di temperatura.

Oggi noi sappiamo che le sostanze tossiche che le cellule portano con sé sono proteine enzimatiche, come ad esempio la cationica eosinofila, la basica maggiore, ecc. che determinano una lisi, ovvero un’interruzione delle strutture di collegamento tra una cellula e l’altra, facendo di fatto “saltare” la funzione principale della mucosa, ovvero quella di barriera. Per quanto riguarda la classificazione delle diverse forme di queste riniti possiamo fare una distinzione in base alla tipologia di cellule che vanno a interessare la mucosa nasale (ad esempio, eosinofili nelle NARES e eosinofili + mastocellule nelle NARESMA)”.

Come si arriva alla diagnosi?

“È molto importante che tutti i pazienti che soffrono di rinite cronica si sottopongano a indagini superiori, cioè che non si limitino soltanto alle prove allergiche, perché molti di loro risultano negativi ai test, pur in presenza dei sintomi tipici.

Nello specifico mi riferisco all’esame citologico nasale; in pratica un prelievo di mucosa nasale, nel quale accertare con il microscopio l’eventuale presenza delle cellule responsabili del problema. Questo è in pratica l’unico test che permette una corretta diagnosi differenziale. Rapido, semplice, indolore ed economico, può essere effettuato anche sui bambini e permette di evitare complicanze; patologie non adeguatamente e tempestivamente trattate evolvono infatti verso la poliposi nasale, in grado di determinare un notevole peggioramento della qualità della vita, del gusto e dell’olfatto.

Una curiosità per quanto riguarda questa tecnica diagnostica: nel corso degli anni ho raccolto diverse immagini di microscopia ottica di mucosa nasale normale e patologica e, in occasione del 50° Master di Citologia Nasale svoltosi a maggio a Bari, ho deciso di presentarle in un evento ad hoc chiamato “Art &Science”.

Stampate con una tecnica particolare su tela, sono state poi commentate sul piano artistico da Antonio Padovano, pediatra e cultore di storia dell’arte, mentre il Maestro Michele Marvulli, pianista, direttore d’orchestra e didatta, ha accompagnato l’evento con brani al pianoforte.

Pur trattandosi di malattie, queste immagini sono infatti così suggestive, che è sembrato quasi naturale proporle al pubblico dal punto di vista artistico. Al termine, però, l’arte si è riavvicinata alla scienza, e riportando il tutto su un piano più strettamente medico, abbiamo spiegato il reale significato delle immagini e le strategie diagnostico-terapeutiche a nostra disposizione per curare quelle patologie”.

Si guarisce da queste riniti? Qualche novità sull’approccio terapeutico?

“Si tratta purtroppo di patologie croniche che necessitano pertanto di una terapia da seguire con costanza per tutta la vita.

I pazienti a volte non accettano l’idea di una cura perenne, ma è invece fondamentale svolgere regolarmente una doppia attività, da un lato ostacolando la presenza a livello nasale delle cellule nocive con la somministrazione di corticosteroidi a cicli di 20 giorni, e dall’altro pensando alla ricostruzione dell’epitelio nell’intervallo tra un ciclo e l’altro (10 giorni). Solitamente l’organismo stesso provvede in circa un mese, ma per evitare complicanze e sovrapposizioni batteriche è necessario accelerare il processo.
Sotto questo aspetto vengono perciò impiegate sostanze particolari che aiutano la riepitelizzazione anticipando in pratica il ripristino dell’integrità mucosale e il miglioramento della sintomatologia.

Questo ruolo è svolto in modo molto efficace dalle nebulizzazioni di acido ialuronico tramite apposite doccette nasali. Ma più che di novità potremmo parlare di conferme; come emerso dall’ultimo studio che abbiamo condotto in proposito, l’utilità del sodio ialuronato (acido ialuronico) ad alto peso molecolare si manifesta sia nelle riniti non allergiche come le NARES, sia nelle forme allergiche. Questo perché entrambe caratterizzate da un elemento in comune rappresentato dalla presenza delle stesse cellule: l’unica differenza è che mentre le forme allergiche sono soggette a stagionalità, in quelle non allergiche i pazienti soffrono in modo continuativo e bisogna adottare strategie terapeutiche costanti nel tempo.

In particolare abbiamo osservato che l’aggiunta di sodio ialuronato ai corticosteroidi intranasali e agli antistaminici sistemici riduce la presenza di neutrofili (cellule che si presentano in numero elevatissimo in molte forme di rinite) nei pazienti con riniti allergiche e non allergiche, migliorando molti parametri clinici ed endoscopici, e garantendo allo stesso tempo un’ottima tollerabilità”.