Trigliceridi fattore di rischio indipendente: quanto incidono da soli sul rischio cardiovascolare?

Rischio cardiovascolare dei trigliceridi alti nel sangue: l'occlusione delle arterieI dati in proposito sono piuttosto controversi: esistono in letteratura alcuni lavori che segnalano i trigliceridi come fattore di rischio indipendente, ma il più delle volte se ne parla come di un rischio meno “pesante”.
Il vero problema nasce quando ci troviamo ad affrontare il cosiddetto “rischio di popolazione”, cioè la probabilità della presenza di un problema sanitario in una determinata comunità.
In altre parole, anche se l’ipertrigliceridemia presenta un rischio relativo del singolo soggetto inferiore rispetto ai fattori di rischio “classici” – come colesterolo, ipertensione, ecc. – diventa comunque un problema rilevante perché molto frequente nella popolazione. E come tale, i programmi che puntano sulla prevenzione cardiovascolare non possono trascurarlo.
Più in generale, sul rischio specifico, si può dire che all’insorgere delle malattie cardiovascolari contribuiscono molteplici fattori, quindi non è possibile attribuire ai trigliceridi un ruolo preciso, anche se essi concorrono senza dubbio alla formazione della placca e alla sua instabilità.

Come arrivano i trigliceridi nel nostro sangue?

I trigliceridi sono costituiti da una molecola di glicerolo a cui si legano tre molecole di acidi grassi. Sono considerati in pratica dei grassi, ma influenzati anche dal metabolismo degli zuccheri a causa della presenza del glicerolo, infatti è per questo che i diabetici hanno i trigliceridi alti.
Provengono dall’alimentazione, ma non è da dimenticare l’importanza dei fattori genetici nello sviluppo di quella che viene chiamata ipertrigliceridemia familiare.

Tra i fattori controllabili c’è dunque quello alimentare: qualche consiglio?

La cara vecchia dieta mediterranea deve essere considerata un punto di partenza e di riferimento.
Gli alimenti da evitare per tenere sotto controllo i trigliceridi nel sangue sono innanzitutto gli zuccheri semplici, ma anche i prodotti contenenti grassi di origine animale, gli insaccati, le carni grasse, tutti gli alcolici, il “junk food”.

Una dieta non equilibrata può aumentare il rischio caridiovascolareAttenzione anche a un eccessivo consumo di carboidrati: non tutti sanno infatti che contribuiscono alla formazione dei trigliceridi.
Meglio scegliere cibi ad elevato contenuto di fibre e cucinare senza aggiungere grassi. Va benissimo consumare tante verdure, oltre a pesce azzurro e salmone, per il loro contenuto di Omega-3, sostanze molto efficaci nell’abbassare i livelli di trigliceridi.
Ovviamente, in assenza di problemi di carattere genetico, la dieta può essere variata, ma sempre facendo attenzione alla qualità e alla quantità degli alimenti che consumiamo.

Un discorso a parte va fatto per i pazienti diabetici, i quali devono porre una grande attenzione a quello che mangiano, perché le loro anomalie lipidiche sono spesso caratterizzate da elevate concentrazioni di trigliceridi, che sicuramente contribuiscono ad aumentare il rischio cardiovascolare.

Seguire un’alimentazione sana è in ogni caso una via salutare, perché aiuta a controllare non solo i trigliceridi, ma anche molti altri fattori di rischio, quali la glicemia e il colesterolo.

Che ruolo svolgono i farmaci di Omega-3 nel controllo dei trigliceridi e sulla diminuzione del rischio cardiovascolare?

I farmaci Omega-3 abbassano i trigliceridi alti e riducono il rischio cardiovascolareGli acidi grassi Omega-3 sono fondamentali: basti pensare che nei casi di ipertrigliceridemia la terapia può essere effettuata anche solo con i farmaci a base di queste sostanze.
Qui torniamo alla questione dell’alimentazione, perché gli Omega-3 si possono assumere anche da una dieta mirata, ricca ad esempio di pesce, ma per raggiungere la quantità necessaria per una adeguata prevenzione nei soggetti con trigliceridi alti, diventa indispensabile far ricorso alla supplementazione mediante farmaci. Tra l’altro bisogna considerare che spesso in questi pazienti sono presenti anche alti valori di colesterolo, e l’impiego degli Omega-3 è in questi casi prezioso, perché consente di assumerli in associazione alle statine senza interazioni o effetti collaterali.

Parliamo del Progetto VIP, programma di prevenzione sul territorio che la vede impegnato in prima persona

Il Progetto VIP di prevenzione cardiovascolare è iniziato nel 1988 come indagine epidemiologica nella Valle dell’Irno, in provincia di Salerno, e oggi siamo in grado di realizzare interventi mirati sul territorio, con ambulatori dedicati alla nutrizione, alla disassuefazione al fumo, incontri con la popolazione per divulgare l’importanza di uno stile di vita corretto.
Un efficace programma di prevenzione deve obbligatoriamente affiancarsi alla raccolta di dati epidemiologici, perché questo è l’unico modo per essere incisivi sul proprio territorio; per questo siamo da poco partiti con la quarta fase di raccolta, che ci permetterà di tracciare un trend preciso dei fattori di rischio degli ultimi 30 anni nella nostra area.
Un progetto di studio davvero ad ampio respiro, uno dei più longevi a livello europeo.

Stando agli ultimi dati raccolti, la colesterolemia non compare più come fattore di rischio indipendente, perché rispetto al passato viene contrastata con farmaci adatti. Questo dimostra come ogni fattore di rischio in una popolazione “incida” in relazione alle azioni “correttive” intraprese. Tornando ai trigliceridi, questo è estremamente significativo, perché pur presentando un rischio relativo non altissimo, sono il fattore che grava di più insieme all’ipertensione arteriosa. I nuovi programmi di prevenzione devono quindi tenere conto di questo aspetto, prestando particolare attenzione proprio a quei fattori di rischio fino ad oggi “più trascurati” – e i trigliceridi sono tra questi – che diventano via via più significativi quando quelli “classici” (come appunto il colesterolo) sono meglio controllati.

Per finire è importante sottolineare che, dagli ultimi dati raccolti, la colesterolemia non compare più tra i fattori di rischio indipendenti, perché evidentemente contrastata con farmaci adatti. Questo è un dato chiave, che ci riporta a quanto dicevamo in apertura: significa che il peso di ogni fattore di rischio in una popolazione dipende dalle azioni “correttive” intraprese.

Per i trigliceridi ciò è estremamente significativo, perché pur presentando un rischio relativo non altissimo, sono quelli che gravano di più insieme all’ipertensione arteriosa. I nuovi programmi di prevenzione devono obbligatoriamente tenere conto di questo aspetto, dedicando attenzione ai fattori ad oggi più “trascurati” – e i trigliceridi sono tra questi – che invece diventano via via più significativi nelle popolazioni in cui quelli classici sono meglio controllati.