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Trigliceridi alti: come orientarsi nella terapia

Si parla di ipertrigliceridemia quando ci sono livelli di trigliceridi alti nel sangue, in particolare quando superano i 200 mg/dl.

Può essere di tipo primario, se causata da deficit genetici, o secondaria, se i trigliceridi alti sono associati a particolari condizioni, quali obesità, epatosteatosi (eccesso di grassi nel fegato), consumo eccessivo di alcol, diabete mellito, utilizzo di particolari farmaci (per es. estrogeni, contraccettivi orali, retinoidi, tiazidici, corticosteroidi), ipotiroidismo, gravidanza.

Classificazione dell’ipertrigliceridemia

  • Trigliceridi normali: < 150mg/dL
  • Trigliceridi border-line: 150-199mg/dL
  • Trigliceridi alti: 200-499mg/dL
  • Trigliceridi molto elevati: > 500mg/dL

Il controllo dei livelli di trigliceridi nel sangue, stabili a un valore inferiore a 150 mg/dl, nella norma, è molto importante per diverse ragioni. Basti pensare al fatto che già un modesto innalzamento, in genere, è associato al rischio di malattie cardiovascolari, mentre livelli gravemente elevati di trigliceridi ( >1000 mg/dl) indicano addirittura un rischio di pancreatite (malattia infiammatoria del pancreas).

La prima linea di trattamento per l’ipertrigliceridemia lieve o moderata (< 200mg/dl) consiste nel migliorare lo stile di vita. Una dieta sana ed equilibrata, la perdita di peso e l’attività fisica rappresentano i “rimedi di trincea” nella lotta contro i trigliceridi.
Quando invece i valori dei trigliceridi sono maggiori di 200 mg/dL è necessario associare una terapia farmacologia, con due obiettivi distinti:

  • la prevenzione immediata della pancreatite
  • la riduzione del rischio cardiovascolare globale.

Farmaci per il controllo dei trigliceridi alti nel sangue

Statine

Le statine sono impiegate nella cura dell’ipertrigliceridemia lieve per la loro comprovata capacità di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e la mortalità ad esso associata.
Agiscono:

  • sulla riduzione del colesterolo LDL (”colesterolo cattivo”), determinando un minore rischio cardiovascolare
  • sui livelli di trigliceridi, riducendoli fino al 30%.

Inibiscono un enzima chiave nella produzione del colesterolo nel fegato (HMG CoA reduttasi), portando una riduzione del colesterolo endogeno (cioè prodotto dal nostro organismo).

I farmaci di tale classe sono abbastanza tollerati, ma possono dare lievi disturbi gastrointestinali (nausea, diarrea, flatulenza ecc.), determinare un aumento degli enzimi indicatori della funzionalità epatica (transaminasi AST e ALT) oppure indurre un aumento del CPK, enzima indicatore di danno muscolare. Inoltre, l’utilizzo cronico in alcuni casi ha indotto rialzi della glicemia. Per tale motivo, va sempre effettuato un esame del sangue prima di iniziare la terapia o in caso di aumento del dosaggio. Dato essenziale è che sono controindicati in gravidanza e l’allattamento, in quanto possono causare danni fatali e/o di sviluppo perinatale.

Guarda la videointervista al Prof. Roberto Volpe sulla terapia per i trigliceridi alti con Omega-3 in associazione con statine:

Fibrati

I fibrati sono considerati il trattamento più efficace nella cura dei trigliceridi alti. Riducono i livelli di trigliceridi nel sangue molto più di quanto non facciano col colesterolo.
Agiscono:

  • abbassando sensibilmente le VLDL (lipoproteine contenenti principalmente trigliceridi, che trasportano i lipidi dal fegato ai tessuti periferici)
  • aumentando moderatamente le HDL (dette anche “colesterolo buono”: rimuovono il colesterolo dai tessuti e lo trasportano al fegato).

Sono utilizzati in caso di rischio di pancreatite ( >1000 mg/dl). Sono farmaci abbastanza tollerati, possono solo dare disturbi gastrointestinali.

Acidi grassi Omega-3

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 hanno dimostrato un’ottima azione sia nella prevenzione del rischio cardiovascolare sia nella prevenzione delle pancreatite, perché determinano un miglioramento dei valori di tutti lipidi:

  • riduzione di sintesi e secrezione delle VLDL (lipoproteine, che trasportano lipidi dal fegato ai tessuti periferici)
  • riduzione della sintesi delle LDL (“colesterolo cattivo”)
  • aumento delle HDL (“colesterolo buono”)

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 possono essere assunti a dosi molto elevate dai 2 g fino ai 15 g al giorno nelle forme di ipertrigliceridemia familiare. Sono in grado di ridurre i livelli di trigliceridi alti fino al 30%, sono utili anche per la prevenzione delle pancreatite, possono essere assunte durante la gravidanza e l’allattamento con riduzione dell’insorgenza di insulino-resitenza, preeclampsia e parto prematuro e non sono stati individuati eventi avversi ne casi di sovradosaggio.

Niacina (o vitamina PP oppure vitamin B3)

Il trattamento con niacina (acido nicotinico), in dose da 2-3 g al giorno, determina:

  • una riduzione dei trigliceridi del 30%
  • l’ abbassamento del colesterolo LDL (“colesterolo cattivo”)
  • un aumento del colesterolo HDL (“colesterolo buono”)

La niacina può essere usata anche in associazione con le statine nel caso di trigliceridi alti e “colesterolo buono” basso. Effetti collaterali molto comuni, che spesso ne determinano la riduzione della dose, sono le vampate, il prurito e l’intolleranza gastrointestinale, che possono verificarsi nel 20-50 % dei pazienti.

Sequestranti degli acidi biliari

Devono essere usati con cautela in pazienti con trigliceridi alti, perché causano spesso un ulteriore aumento dei livelli di trigliceridi nel sangue. Possono essere utilizzati in associazione con le statine o da soli per soggetti intolleranti alle statine.