Home Cuore Dislipidemia familiare: magri fuori, grassi dentro

    Dislipidemia familiare: magri fuori, grassi dentro

    Avere una corporatura asciutta è senz’altro un fattore positivo per la salute. Ma può non bastare a scongiurare rischi comunemente ritenuti tipici delle persone sovrappeso. Il fattore di rischio cardiovascolare più comune è quello della dislipidemia familiare: troppi grassi nel sangue, nonostante un fisico magro e nessun visibile campanello d’allarme. Il percorso di scoperta della dislipidemia inizia quasi sempre con un’analisi del sangue di routine, da cui emergono valori di colesterolo e trigliceridi inaspettatamente alterati. È dunque importante comprendere la complessità dei meccanismi che determinano l’innalzamento dei grassi e la necessità di adottare le giuste strategie per contrastarli. Alimentazione, attività fisica, terapia farmacologica e integrazione mirata prima di tutto.

    La testimonianza di A., 45 anni, offre alcuni utili suggerimenti per imparare a gestire il problema. E risolverlo.

    Ho 45 anni, sono abbastanza sportivo e magro come un chiodo.”Che fortuna – mi dicono sempre tutti – puoi mangiare quello che vuoi senza paura di ingrassare!”. Già. Peccato che io abbia da poco scoperto che restare magri non significa necessariamente essere al riparo da altri rischi per la salute del cuore. La rivelazione è avvenuta con degli esami del sangue: trigliceridi a 220 mg/dl e colesterolo a quasi 240. Valori fuori norma. “Magri fuori e grassi dentro”, mi ha spiegato il medico, è una condizione niente affatto rara, che si riscontra in molti soggetti che fisiologicamente non tendono al sovrappeso. Ma che comunque possono presentare importanti alterazioni dei valori, oltre a depositi di grasso accumulati nel fegato, nelle arterie e intorno al cuore.

    Ok, ma adesso che si fa?

    Si rivede la dieta, innanzi tutto. E allora basta con uova, burro e carne: per un mese ho mangiato solo pesce, riso e verdura. Ma non è stato sufficiente: nuovi esami e grande delusione. Se i trigliceridi sono tornati pressoché perfetti, ben sotto i 150, altrettanto non si può dire del colesterolo, che è rimasto praticamente uguale a prima. Nulla di inaspettato, secondo il medico: al contrario dei trigliceridi, nel mio caso il colesterolo in eccesso non arriva dal cibo, ma è il mio stesso organismo a produrlo. La condizione pare molto comune e dipenderebbe da fattori genetici, riconducibili a quella che viene chiamata “ipercolesterolemia familiare”. O anche “dislipidemia”. In effetti, anche mia mamma ha sempre avuto il colesterolo alto, nonostante mangi come un passerotto.

    Il colesterolo buono e quello cattivo

    Il dato più preoccupante della mia situazione non è il valore del colesterolo totale, ma la sua frazione LDL, cioè quello “cattivo” che ossidandosi si deposita nelle arterie formando le placche. Troppo alto rispetto all’HDL, il colesterolo “buono”, che funziona invece come “spazzino” delle arterie.
    Visto che di attività fisica ne faccio parecchia, cosa che in teoria dovrebbe aiutare a mantenere bassi i livelli, il consiglio dello specialista è stato uno solo: ricorriamo a un aiuto esterno per contrastare la dislipidemia. Io però preferisco evitare i farmaci, così il medico mi ha suggerito un innovativo integratore di alta qualità a base di sostanze di origine vegetale, che agisce contemporaneamente sui tre meccanismi – assorbimento, sintesi e ossidazione – che fanno alzare i valori del colesterolo. E bravo dottore! Ha funzionato eccome, e in poco tempo gli esami sono tornati nella norma”.

    Il commento dello Specialista

    Dott. Pietro Putignano, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Assistenza Socio Sanitaria Territoriale (ASST) di Monza

    L’esperienza raccontata da questo paziente è sicuramente significativa, perché insegna a non sottovalutare i fattori di rischio cardiovascolare, pur in assenza di sintomi o segnali di qualsiasi natura. Ricapitolando, possiamo evidenziare alcuni punti cruciali da tenere a mente e valutare, per poter contare su un cuore sempre in salute. Obesità“invisibile” Sembra impossibile. Ma una persona magra può essere obesa dal punto di vista metabolico e avere valori alterati, simili a quelli dei pazienti sovrappeso. In più, può riscontrarsi la presenza del grasso viscerale, che si deposita intorno agli organi interni.
    Quindi non si vede “da fuori”, ma rappresenta in ogni caso un rischio per il cuore. strong>Colesterolo e Trigliceridi Non sono la stessa cosa: sono entrambi grassi presenti nel sangue e fattori di rischio cardiovascolare, ma mentre i trigliceridi sono contenuti principalmente in quello che mangiamo, il colesterolo ha un meccanismo di produzione più complesso, in parte indipendente dalla dieta.

    Prevenzione: una passeggiata (ogni giorno)

    Un’alimentazione sana è in ogni caso importantissima, e non bisogna mai esagerare con i grassi saturi. Sono da privilegiare frutta, verdura, cereali e pesce, e il tutto deve essere inserito in uno stile di vita non sedentario. Per intendersi, fare una partitina a tennis il sabato mattina e passare il resto della settimana in macchina o sul divano, non serve a niente.Ci vogliono almeno 30 minuti al giorno di attività aerobica: basta una semplice camminata.

    Rimedi

    Se la dieta e l’attività fisica non bastano, ci vuole un trattamento “ausiliario”.
    Per i trigliceridi alti si sono dimostrati molto efficaci i farmaci a base di acidi grassi Omega-3, in grado di abbassarne i livelli anche del 30%.
    Per il colesterolo, invece, e soprattutto in condizioni di dislipidemia e ipercolesterolemia familiare, si ricorre in primis ai farmaci ipo-colesterolemizzanti: come le statine o gli inibitori della proteina PCSK9. Questo per ridurre il rischio cardiovascolare, che nei casi di dislipidemia familiare può essere molto aumentato.
    In caso di intolleranza o di rifiuto della terapia da parte del paziente, si sono anche dimostrati molto efficaci nuovi integratori di altissima qualità, che riducono la sintesi e l’assorbimento del colesterolo grazie all’azione di sostanze come fitosteroli e riso rosso fermentato. Allo stesso tempo contrastano anche l’ossidazione del colesterolo “cattivo” (LDL) grazie all’idrossitirosolo: un composto che deriva dalle olive.
    Un triplice effetto che porta nel complesso a una riduzione fino al 31% dei livelli di LDL e a un aumento fino al 20% dell’HDL.