Se per qualsiasi motivo ci si presenta un atleta amatoriale o professionista che è stato operato alla tiroide, qualunque sia la patologia, e pone il quesito se può continuare la sua attività sportiva, la risposta è sì, ma se viene instaurata un’adeguata terapia ormonale sostitutiva; è chiaro in ogni caso che con una persona operata di tiroidectomia bisogna tener conto della patologia che ha portato all’intervento.
Dobbiamo differenziare ad esempio la tiroidectomia su un paziente operato di carcinoma tiroideo, rispetto è un paziente operato per gozzo multinodulare o per un nodulo che provocava una compressione sulle vie respiratorie. Nei casi di tiroidectomia per il gozzo non abbiamo poi gli step diagnostici che si hanno per esempio per i pazienti operati di tumore.
In questi casi dunque la terapia ormonale deve essere sostitutiva, deve avere come obiettivo di portare FT4, FT3 e TSH a livelli ottimali: quello che di solito fa l’organismo durante la performance, dobbiamo farlo noi con la somministrazione esogena. E chiaramente se abbiamo un paziente che deve essere sottoposto ad accertamenti annuali o semestrali, a seconda del follow-up che decidiamo per un carcinoma tiroideo, dobbiamo adattare la terapia alle varie fasi degli accertamenti.
Però se la domanda che viene posta dall’atleta è: “Sono stato operato alla tiroide posso continuare a fare sport?”, allora la risposta è sì, a patto che lo Specialista abbia ben chiaro come deve essere seguito l’atleta. Mi spiego meglio: i livelli ormonali delle frazioni libere e del TSH devono essere perfetti, secondo me. Al di là del problema della spesa sanitaria, devono essere sempre valutati sia l’FT4, sia l’FT3, sia il TSH. Devono essere ben bilanciati per mettere l’atleta nelle migliori condizioni per svolgere la propria attività.
Altra cosa importante è il fatto di valutare che tipologia di sforzo fa lo sportivo. Se si tratta di uno sforzo prolungato, come può essere una tappa del Giro d’Italia, piuttosto che un allenamento sulla lunga distanza di endurance, non è sbagliato insegnare l’atleta ad assumere l’ormone tiroideo in modo sequenziale, perché quello che avviene in fisiologia, cioè l’aumento dell’ormone tiroideo in base allo sforzo, non può avvenire perché non c’è più la tiroide, oppure non funziona, e in quel caso allora può essere utile effettuare delle somministrazioni in serie; ovvero se stabiliamo una certa dose, bisogna assumerne una parte al mattino e un’altra al pomeriggio. In questo senso ci vengono molto in aiuto le ultime formulazioni di levotiroxina senza glutine e senza lattosio che non vengono influenzate dall’assunzione di cibo e che garantiscono ottimo assorbimento e biodisponibilità dell’ormone.
In certe situazioni ancora meglio sono le somministrazioni di levotiroxina liquida, che ad esempio può essere inserita nella bevanda idratante dell’atleta. E questo sicuramente aiuta molto