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Sensibilità Chimica Multipla, una malattia emergente

Cos’è la Sensibilità Chimica Multipla? Come si manifesta? Esistono procedure diagnostiche e terapeutiche efficaci? Il Dott. Carlo De Luca, Direttore di Fisioter, Centro Medico Diagnostico di Ricerca Neurofisiologica e di Riabilitazione con sedi in Abruzzo e Molise, fa il punto su una patologia problematica e invalidante, ma che in Italia stenta a trovare un riconoscimento formale.

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Sensibilità Chimica Multipla, o MCS – Multiple Chemical Syndrome: di cosa si tratta esattamente?

Si tratta di una malattia emergente, nota anche come malattia da edificio malato, malattia del Golfo ecc.
Gli studi epidemiologici evidenziano una disparità di dati, infatti la popolazione con diagnosi di MCS è inferiore al 10%, tuttavia si stima che la popolazione affetta sia intorno al 35%. La discrepanza può essere spiegata da due fattori: a) la MCS è una malattia ancora ignorata da gran parte della classe medica, a cui si aggiunge la difficoltà diagnostica; b) la controversia derivante dal dibattito tra coloro che sostengono che si tratti di un disturbo psicogeno e chi ritiene sia una malattia causata da una esposizione prolungata ad agenti chimici, con conseguente abbassamento della tollerabilità e una aumentata sensibilità verso determinate sostanze.
Infatti nei soggetti affetti da MCS si riscontrano una serie di disturbi causati da inalanti appartenenti a particolari categorie chimiche.

Quali sono i sintomi più comuni, e da cosa sono provocati?

I sintomi sono variabili e interessano, oltre le vie aeree, il sistema nervoso, quello muscolo-scheletrico, il sistema cardiaco e l’apparato gastrointestinale con sensazione di malessere, cefalea, tosse, lacrimazione, associate anche a disturbi psichici conseguenti alla percezione di un profumo.

Fondamentalmente ci sono tre vie di sensibilizzazione:

  • cutanea
  • alimentare
  • respiratoria

tutte in grado di produrre diversi livelli di irritazione, dolore, stanchezza e ansia.

Dal punto di vista biochimico questa sindrome sarebbe attribuibile all’esposizione cronica a un basso livello di sostanze chimiche sensibilizzanti o tossiche.

Con quali esami è possibile fare una diagnosi certa di MCS?

Il problema della diagnosi è complesso, perché è difficile obiettivare un disturbo olfattivo e i test attualmente a disposizione presentano tutti delle limitazioni.

I test olfattivi sono esami soggettivi, dove il paziente esprime il suo parere dopo aver odorato delle sostanze cercando di individuare ad esempio soglia, discriminazione, identificazione, memoria associativa e a breve termine. Il limite di questo test è che dipende dalla sensazione soggettiva e quindi dalla risposta fornita dal paziente, pertanto si potrebbero avere dei problemi con i simulatori.

I Potenziali Evocati Olfattivi sono un test elettrofisiologico che registra la conduzione dello stimolo attraverso le vie olfattive. Pur essendo estremamente attendibili hanno lo svantaggio di essere di difficile realizzazione perché invasivi, infatti bisogna inserire degli elettrodi all’interno del naso, e non è facile convincere i pazienti a sottoporsi a questo esame.

La risonanza magnetica funzionale è costosa e complicata, perché eseguibile solo in centri attrezzati, con adeguati protocolli di acquisizione delle sequenze funzionali.

L’elettroencefalogramma olfattivo fornisce solo risposte “on – off”, in pratica ci dice se un soggetto sente o non sente un certo odore ma non “come” lo sente.

Ci può spiegare su cosa si basano le metodiche più recenti?

Come abbiamo visto, indagare l’olfatto non è semplice, ma la nostra equipe è riuscita a mettere a punto una nuova metodica oggettiva basata su un test del respiro che studia la variazione dei VOCs (Volatile Organic Compounds) ovvero “COV”, Composti Organici Volatili che sono sostanze volatili presenti nell’aria espirata.

Questo nuovo test è affidabile? Come funziona esattamente?

E’ attualmente l’unico test oggettivo, affidabile, semplice, ripetibile e non invasivo per la valutazione dei disturbi dell’olfatto, infatti i risultati preliminari sono molto attendibili.

Secondo i nostri studi, le variazioni dei parametri fisiologici, con la variazione dei VOCs, ci permettono di convalidare l’esistenza di un disturbo da vera MCS o di una iposmia/anosmia.

In pratica, con un software dedicato otteniamo dei tracciati respiratori e dei VOCs emessi a livello basale e dopo stimolo olfattivo. L’esame è molto semplice perché il paziente deve solo respirare normalmente senza fornire alcuna risposta o sensazione soggettiva perché tutti i parametri vengono acquisiti ed elaborati dal software. Inoltre è facilmente ripetibile senza alcun disagio.

Questa metodica non è invasiva, si effettua in tempo reale, e consente di effettuare una valutazione oggettiva dei disturbi olfattivi.

La risposta consiste in una serie di tracciati elettrici la cui variazione è correlata allo stimolo e alla patologia.

Risposta Normale a Stimolo Olfattivo

In figura sono sovrapposti il tracciato dell’attività respiratoria (grigio) con il segnale dei Composti Organici Volatili (VOCs, rosso) esalati in condizione di risposo basale (normal) e dopo stimolazione con “odori” non scatenanti la sintomatologia (linea blu, response to stressor). Le variazioni osservabili nei due tracciati sono normali.

Risposta Patologica a Stimolo Olfattivo

In figura, sullo stesso paziente del grafico precedente, sono stati sovrapposti il tracciato dell’attività respiratoria (grigio) con il segnale dei Composti Organici Volatili (VOCs, rosso) esalati in condizione di risposo basale (normal) e dopo stimolazione con sostanza contenente “profumi” scatenanti la sintomatologia (linea blu, response to stressor). Le variazioni osservabili nei due tracciati sono patologiche (MCS).

Risposta Anosmica a Stimolo Olfattivo

In figura sono sovrapposti il tracciato dell’attività respiratoria (grigio) con il segnale dei Composti Organici Volatili (VOCs, rosso) esalati in condizione di risposo basale (normal) e dopo stimolazione con sostanza contenente “odori” (linea blu, response to stressor). Nei due tracciati non sono evidenti variazioni indotte dalla stimolazione, la condizione è di anosmia.

Con questa indagine le variazioni dei parametri sono statisticamente molto significative, quindi finalmente possiamo individuare una vera MCS oppure evidenziare graficamente l’esistenza di una ipo/anosmia, patologie difficilmente obiettivabili.

Quale meccanismo fisiologico scatena il problema?

Le sostanze implicate nella comparsa della MCS producono tutte l’eccessiva attività di un recettore chiamato NMDA, fondamentale nella plasticità neuronale e per la memoria a lungo termine, ovvero nella “selezione” degli eventi importanti da ricordare.

Questa malattia, probabilmente, consegue a qualche forma di stress fisico o psichico che può portare alla produzione di quantità eccessive di ossido nitrico (NO), il quale a sua volta produce perossinitrito (ONOO-), un agente ossidante che può danneggiare le molecole all’interno della cellula. I livelli elevati di NO/ONOO- mettono a loro volta in moto un modello di stress ossidativo-infiammatorio, e si viene così a creare un circolo vizioso con una sensibilizzazione sia locale che centrale.

Il fatto che spesso questa malattia sia associata a disturbi della sfera psichica potrebbe essere legato a un alterato funzionamento di recettori responsabili della memoria a lungo termine. Nell’MCS potrebbe innescarsi un alterato funzionamento di questi recettori NMDA, per cui lo stimolo conseguente a un determinato profumo potrebbe evocare una memoria sgradevole nel subconscio del paziente con una conseguente reazione comportamentale (sensibilizzazione centrale), associata a veri e propri disturbi dell’apparato respiratorio o di altri organi (sensibilizzazione locale).

Facciamo un passo indietro e parliamo di olfatto: come reagisce il nostro naso a un odore?

Prima di parlare dei disturbi dell’olfatto è necessario comprendere il funzionamento normale di questo senso. Occorre distinguere tra

  • la sensazione olfattiva, che è inconscia e avviene in periferia e non sempre genera la percezione olfattiva, e
  • la percezione olfattiva vera e propria che avviene invece a livello centrale e fornisce la consapevolezza dell’odore.

Inoltre, bisogna capire cosa vuol dire distinguere un odore da un profumo, perché nel linguaggio comune, erroneamente intendiamo riferirci al profumo solo per le sostanze gradevoli, mentre per odore intendiamo tutto.

In realtà, il nostro naso percepisce sempre dei profumi, che possono essere gradevoli o sgradevoli. Il profumo è frutto di una percezione complessa formata dall’insieme di tante percezioni semplici, ovvero un insieme di odoranti a concentrazioni diverse, date dall’insieme di odori semplici.

Un odore è la percezione consapevole di un odorante, che a sua volta è rappresentato da una singola molecola chimica volatile che non è possibile trovare isolata in natura.

La quantità di stimoli olfattivi percepibili dal naso umano, al contrario di quanto si possa pensare, è pressoché infinita; per di più il sistema olfattivo è in grado di riconoscere e apprendere profumi “estranei”, ad esempio frutti esotici o xenobiotici (non naturali) come ad esempio, il profumo di auto nuova.

Per quali disturbi dell’odorato ci si rivolge di solito a uno Specialista?

La maggior parte dei pazienti chiede un consulto quando non sente “gli odori”, o meglio i profumi, con una associata diminuita percezione dei sapori.

In quali casi si verifica una perdita o una riduzione dell’olfatto?

La diminuzione della sensibilità olfattiva può essere temporanea o permanente.
Di solito è temporanea in tutte le malattie del naso che comportano un ostacolo al flusso aereo nasale o che determinano infiammazione (poliposi nasale, riniti, ecc.)
Tra le forme temporanee ci sono anche i traumi cranici lievi che possono causare una lesione dei neuroni olfattivi che fortunatamente si rigenerano dopo qualche settimana, e quindi di solito in questo lasso di tempo c’è il recupero dell’olfatto.

Danni permanenti dell’olfatto possono conseguire a malattie degenerative come nel morbo di Parkinson o nella malattia di Alzheimer, a trattamenti con chemioterapici, a traumi cranici gravi o interventi di neurochirurgia.
Tra le forme permanenti ci sono casi particolari in cui si nasce con una formazione incompleta dei bulbi olfattivi con associato ipogonadismo, in questo caso siamo di fronte alla cosiddetta sindrome di Kallmann.
Poi ci sono le anosmie genetiche specifiche verso alcune classi di odori, in questi casi il paziente non sente solo alcuni singoli odori, la cui conseguenza è la mancata percezione di uno o più odori o profumi.

Perché olfatto e gusto sono legati?

Chi ha problemi di olfatto non sente bene i sapori perché questa percezione è essenzialmente olfatto, nel senso che non c’è sapore se non c’è olfatto.
I gusti sono solo sei: il dolce, il salato, l’acido, l’umami (o glutammato monosodico che è utilizzato come esaltatore del gusto), l’amaro, molto importante perché la sua percezione è essenziale per individuare sostanze nocive o velenose o il cibo alterato, la frutta non matura ecc. Ma c’è anche l’amaro che piace come ad esempio il caffè. Il nostro organismo riesce a distinguere i due tipi di amaro grazie al fatto che per questo gusto esistono differenti vie di trasduzione, utili per distinguere l’amaro buono da quello cattivo. In ultimo, c’è il gusto per gli acidi grassi a lunga catena, in parole semplici il gusto del burro.

A volte il paziente afferma di sentire un odore anche se questo non c’è (cioè dice tipicamente che “gli resta l’odore nella testa o nel naso”), il problema è conseguente al fatto che ha inalato qualche sostanza che si lega irreversibilmente ai recettori olfattivi. Per fortuna questi hanno una vita breve, dell’ordine di qualche settimana, quindi, a patto che non inali di nuovo tale sostanza, il problema si risolve spontaneamente.

Anche nei casi di disturbi dell’olfatto è utile questo nuovo test VOCs?

Sicuramente possiamo affermare che con questa nuova metodica non invasiva siamo in grado di evidenziare oggettivamente le variazioni dei parametri fisiologici associate a quelle dei VOCs nei disturbi olfattivi convalidando l’eventuale esistenza di un disturbo dell’olfatto oltre che di una vera MCS.