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La disfunzione erettile nel post infarto

La disfunzione erettile (DE) è definita come l'incapacità ricorrente ad ottenere e/o mantenere un'erezione sufficiente per una prestazione sessuale soddisfacente.

L’incidenza di DE aumenta con l’età, raggiungendo circa il 50 % negli uomini di 60-69 anni di età. Al di là del processo di invecchiamento, altri fattori di rischio quali l’ipertensione, il diabete, il fumo, l’obesità, la dislipidemia hanno dimostrato essere significativamente associati all’insorgenza di disfunzione erettile. Anche l’aterosclerosi svolge un ruolo importante nello sviluppo della DE, sia nella popolazione “sana” che nei pazienti diabetici.

La disfunzione erettile è un importante indicatore di salute maschile. Gli uomini che iniziano a soffrire di disfunzione erettile hanno un rischio cinque volte maggiore di andare incontro a patologie cardiovascolari nel corso dei 2-5 anni successivi. Alcuni pazienti, maggiormente coloro che soffrono di diabete mellito, sindrome metabolica e obesità, possono soffrire di ipogonadismo (riduzione degli ormoni maschili-testosterone) che può essere alla base della riduzione del desiderio, provocare disturbi erettivi e mal funzionamento dei farmaci per l’erezione PDE5-i.

I pazienti che manifestano disturbi sessuali per la prima volta dopo l’infarto possono spesso attribuire tali disturbi alle terapie farmacologiche. Farmaci come b-bloccanti e diuretici possono causare riduzione della libido, disfunzione erettile, disfunzioni eiaculatorie e disfunzioni sessuali, anche se alcuni studi recenti non hanno trovato una chiara relazione tra farmaci cardiaci e disfunzioni sessuali.

Alcuni farmaci possono avere un minore impatto sulla funzione sessuale di altri anche se della stessa categoria. In questi casi è sempre necessario effettuare una visita andrologica per cercare le cause reali del problema ed effettuare la terapia più adeguata.

Le terapia per la disfunzione erettile (PDE5-i) è un trattamento efficace e sicuro nei pazienti affetti da infarto del miocardio, ricerche scientifiche hanno inoltre dimostrato un effetto positivo di questi farmaci in pazienti cardiopatici. Tuttavia, l’utilizzo dei PDE5-i è severamente controindicato se il paziente assume nitroderivati, farmaci utilizzati per il trattamento dell’angina pectoris, per via sublinguale o transdermica tramite cerotti, in quando si può instaurare una grave sindrome ipotensiva.

Le più moderne evidenze scientifiche dimostrano l’efficacia di nuovi trattamenti terapeutici nel trattamento di angina pectoris e la possibilità di poter utilizzare i PDE5-i.

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  2. Giannetta E, Isidori AM, Galea N, Carbone I, Mandosi E, Vizza CD, Naro F, Morano S, Fedele F, Lenzi A. Chronic Inhibition of cGMP phosphodiesterase 5A improves diabetic cardiomyopathy: a randomized, controlled clinical trial using magnetic resonance imaging with myocardial tagging. Circulation. 2012 May 15;125(19):2323-33