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Malattia Renale Cronica: cos’è e quali relazioni con l’ipertrigliceridemia

Incontriamo il Dott, Luca Di Lullo, Specialista in Nefrologia - U.O.C. Nefrologia e Dialisi Ospedale “L. Parodi – Delfino”, Colleferro (RM) – ed Esperto on line di Trigliceridi & Colesterolo per inquadrare la malattia renale cronica, cosa comporta, come si affronta e in particolare quali relazioni con l’ipertrigliceridemia.

Dottore, ci spiega cosa si intende per Malattia Renale Cronica e quanto è diffusa?

Per Malattia Renale Cronica si intende una perdita progressiva della funzione renale che, se non adeguatamente “aggredita”, può condurre in poco tempo alla perdita totale della stessa con conseguente ricorso al trattamento dialitico.

La patologia è in costante aumento e, a tutt’oggi, ci sono almeno 2 milioni di persone affette da insufficienza renale in Italia (molte delle quali non sanno nemmeno di avere un deficit della funzione renale); sempre in Italia circa 50000 persone si sottopongono a trattamento dialitico, mentre si contano circa 25000 trapiantati di rene.

Chi è a rischio per questa malattia? Chi è il paziente “tipo”?

I pazienti più a rischio sono coloro i quali hanno avuto ripetuti episodi di malattie renali (infezioni, calcoli, malattie di tipo immunologico ed infiammatorio) e quelli affetti dalle due pandemie del mondo occidentale: ipertensione arteriosa e diabete mellito. Poi ci sono le malattie renali su base genetica tra le quali la più diffusa è la malattia renale policistica.

Quali le cause? E’ lo stile di vita e l’alimentazione o ci sono anche cause “familiari” o ambientali?

Le cause sono molteplici: dai classici fattori di rischio (ipertensione, diabete, malattie croniche, cardiopatie) a fattori di rischio legati all’ereditarietà ed alla familiarità (vedi ipertensione arteriosa e diabete mellito).

Quali sono le principali alterazioni del metabolismo lipidico nei pazienti affetti da Malattia Renale Cronica?

Il paziente affetto da malattia renale cronica presenta, in linea generale, un quadro clinico caratterizzato dalla presenza di livelli anomali sia del colesterolo totale, sia di quello LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”), sia dei trigliceridi. Una buona quota di pazienti affetti da malattia renale, però, si presenta con un quadro metabolico caratterizzato dalla presenza di ipertrigliceridemia isolata (senza ipercolesterolemia) con valori sierici spesso superiori ai 200 – 250 mg/dl.

Cosa si intende per Ipertrigliceridemia?

Convenzionalmente si intende per ipetrigliceridemia un aumento dei valori plasmatici dei trigliceridi superiore a 180 mg/dl.

La presenza di ipertrigliceridemia comporta un aumento del rischio cardiovascolare nel paziente affetto da malattia renale cronica?

Assolutamente sì. Considerando, inoltre, che i pazienti affetti da malattia renale cronica presentano un rischio cardiovascolare globale pari ad almeno 2 volte e mezza di quello della popolazione generale ed una volta e mezza dei pazienti cardiopatici senza interessamento renale, si può facilmente capire come il controllo dei livelli plasmatici di trigliceridi divenga cosa fondamentale nel percorso di prevenzione primaria della malattia cardiovascolare.

Come possiamo intervenire, farmacologicamente e non, nei pazienti affetti da ipertrigliceridemia e da malattia renale cronica?

In primo luogo una dieta ricca di Omega 3 (acidi grassi polinsaturi) e povera di grassi saturi (fritti, insaccati, formaggi grassi, pane, pasta, dolci) gioca un ruolo di fondamentale importanza. Se questa non dovesse bastare, la terapia con acidi grassi polinsaturi Omega 3 risulta essere un ausilio fondamentale per l’abbattimento dei livelli di trigliceridi circolanti e del relativo rischio cardiovascolare.

Perché è importante il trattamento dell’ipertrigliceridemia nei pazienti affetti da Malattia Renale Cronica?

Come anticipato in precedenza, la normalizzazione dei livelli di trigliceridemia risulta essere fondamentale per la riduzione del rischio cardiovascolare globale nei pazienti nefropatici. In più, la terapia con Omega 3 sembra essere in grado di ridurre l’incidenza di aritmie cardiache potenzialmente fatali e di morte cardiaca improvvisa (che ha una prevalenza di circa il 7% nei pazienti affetti da malattia renale cronica terminale) soprattutto nei pazienti in trattamento emodialitico.